Dal nostro Blog
I CINQUE SETTORI DA CUI PARTE LA RIPRESA
LA FILIERA AGROALIMENTARE. Con un giro d’affari da 250 miliardi, rappresenta il 15% del Pil del Bel Paese e occupa 1,7 milioni di addetti in poco meno di 900mila aziende. Nel 2012 è stato l’unico settore a vedere aumentare il fatturato del 5,7%, spinto naturalmente dall’ottimo andamento dell’export, cresciuto l’anno scorso del 21% a 31,8 miliardi. La punta di diamante è il vino. Bene anche l’ortofrutta, i formaggi e poi la pasta e l’olio di oliva.
L’INDUSTRIA TURISTICA. Nel 2012 i turisti stranieri hanno speso in Italia 32 miliardi di euro, contro i 30,8 del 2011. Mentre gli italiani all’estero hanno lasciato solo 20,5 miliardi. Dunque, la bilancia dei pagamenti turistica resta in attivo di 11,5 miliardi. Ma il sistema non è competitivo: i trasporti non sono all’altezza, la rete espositiva è poco valorizzata, i servizi sono spesso cari e il rapporto qualità/prezzo non è vantaggioso. Il Bel Paese non conoscerà vera ripresa se non saprà rilanciare la propria immagine nel mondo.
IL COMPARTO DEL LUSSO. Il made in Italy nel mondo è spesso sinonimo di bellezza esclusiva, di design raffinato. Molte griffe italiane sono finite in mani straniere Secondo uno studio del Credit Suisse, il lusso continuerà a crescere a ritmi forsennati nel mondo e il fatturato globale salirà dai 191 miliardi del 2011 ai 238 miliardi del 2014.Chi può spendere davvero non si fa certo intimorire dalla recessione
BENI STRUMENTALI. La nostra produzione di macchinari e di meccanica è la quintessenza dell’anima manifatturiera del made in Italy, caratteristiche che piacciono tanto all’estero. Si tratta di un settore con 3.300 imprese e 28 miliardi di ricavi, un segmento che al momento fonda tutte le sue fortune sull’export, ma che è destinato a risalire la china con l’auspicabile ripresa degli investimenti privati interni.
VOCAZIONE ALL’EXPORT PER L’HI-TECH. In Italia il 37% degli addetti, il 43% degli investimenti e il 47% dell’export delle produzioni ad alta intensità tecnologica riguardano il settore chimico-farmaceutico. Parliamo di un segmento che impiega 65mila persone in modo diretto e oltre 60mila nell’indotto, con una produzione da 25 miliardi di euro e il 61% rivolto all’export.Siamo il secondo player Ue dopo la Germania.